lunedì 31 gennaio 2011

l'onanismo della ghigliottina

Se qualcuno crede che Berlusconi possa essere sconfitto definitivamente con una azione giudiziaria, allora stiamo davvero freschi.
Se qualcuno crede ancora che l'azione della magistratura possa supplire alla ignavia ed alla inazione della politica, allora stiamo davvero messi male.
Mentre il volto dell'Africa mediterranea sta cambiando grazie alla forza dei social network come Facebook e Twitter, qui in Italia stiamo ancora a discettare su Santoro e Ruby.
Crediamo di essere ancora il centro del mondo, siamo ancora convinti di vivere nell'impero romano, mentre, purtroppo, siamo solo alla periferia.
Crediamo di poter volare alto, mentre ci stiamo avvitando in una spirale perversa.
Crediamo di poter riprendere quota, mentre la fiamma che alimentiamo è la stessa che ci sta bruciando.
Come diceva Gaber, in una indimenticabile canzone a proposito dell'essere comunista, la rivoluzione arriverà dopodomani.
Eppure ci abbiamo già provato 20 anni fa con Tangentopoli, grazie all'azione della stessa procura di Milano.
E quel Paolo Brosio che, incurante delle condizioni atmosferiche, faceva il resoconto dei provvedimenti giudiziari era, forse, più visto di uno speciale di calciomercato.
Ed oggi ci riproviamo, sempre grazie all'azione della procura di Milano, con i festini di Berlusconi.
Oggi, ancora, si crede che la caduta di Berlusconi sia il viatico che bisogna pagare per poter entrare nella modernità ed in una nuova età dell'oro.
Oggi si cerca di dare a bere che è necessario estirpare Berlusconi ed il berlusconismo, credendo che tale compito tocchi alla magistratura e non alla politica e alle elite culturali.
E così, come le donne che facevano la calza, durante le esecuzioni della Rivoluzione francese. Anche noi siamo a guardare ebeti ed inebetiti dall'onanismo della ghigliottina.
Oggi si crede che il codice penale possa soppiantare un programma politico e che l'insulto possa essere il surrogato di un ragionamento.
Oggi si crede che una sentenza sia la storia.
Oggi si crede che la via più breve per arrivare al potere sia un avviso di garanzia e la via più facile per giungere al successo sia quella di concedersi.
Abbiamo delegato la pancia, se non i testicoli o l'utero, a dirigere la nostra vita.
Attorno a noi la stessa realtà e la stessa faccia del pianeta cambia, ma noi rimaniamo qui ai piedi della ghiogliottina in attesa di raggiungere un orgasmo solitario e vacuo al ruzzolare dell'ennesima testa.

sabato 22 gennaio 2011

Davvero è produttivo riunire le due metà ?

Tutti oramai sostengono che l'Italia sia un paese profondamente diviso, quasi che la classica contrapposizione tra Guelfi e Ghibellini sia solo una scaramuccia puerile e di poco conto.
E se l'Italia piange, neanche gli italiani possono ridere.
Sono talmente tante le linee di frattura nel territorio, nella cultura, nella lingua, nell'ethos pubblico e/o privato e nelle possibilità di accesso che a stento si può ritrovare un criterio per una reductio ad unum quanto mai auspicabile e quanto mai attesa.
Il celebre broccardo latino Ex pluribus, unum si è trasformato in ex uno, plura ed ognuno di noi porta benzina e fuoco nel grande sabba della autocombustione della patria.
Siamo perfettamente coscienti del pericolo di sembrare dei nostalgici e sentimentali patriottardi che vivono in un iperurano risorgimentale con la foto di Cavour e Mazzini sul comodino, ma, purtroppo, crediamo solo di essere realisti, per quanto cinici.
Nell'anniversario del 150 anno dell'unità d'Italia, oltre all'Italia rischia di essere assente anche il concetto di unità.
Si invoca lo Stato per tutto, salvo poi avvertirlo come ostile e nemico.
Ci si rifugia nel comune localismo dei benefici pretendendo di non pagarne gli oneri.
Si invoca l'esempio degli altri, salvo poi rifiutarlo di applicare a noi stessi.
A citare una battuta comica, si potrebbe scrivere che sono tutti froci con il culo degli altri.
L'incontro con l'altro da sè che dovrebbe portare alla autocoscienza ed al dialogo è divenuto lo scontro ed il dialogo si è trasformato in insulto.
Dal punto di vista culturale, lo spazio pubblico non è che sia scomparso. Nessuno lo frequenta più, preferendo la narrazione di un disagio intimistico generalizzato ed autoconsolatorio piuttosto che la vertigine e la paura di una grande immaginazione alternativa e radicalmente diversa.
La mente creativa e sinergicamente in rete dell'Italia ha smesso di pensare al futuro, ha smesso di raccontare il presente e si accontenta di cannibalizzare sè stessa in un loop lamentativo senza fine, come un enorme tumore.
Tutti aspettano il big bang.
Nessuno cerca di farlo o quanto meno di affrettarlo.
Allora viene da chiedersi: "Davvero è produttivo riunire le due metà ?"

giovedì 13 gennaio 2011

Tempi moderni ?

Diciamolo francamente, la figura dell'operaio, ovviamente sfruttato, oppresso dal Padrone, ovviamente avaro, ricco ed arrogante, suscita delle emozioni e delle nostalgie mai sopite e malcelate nella sinistra italiana, tutta cachemire, champagne, Saint Moritz (e scarpe di decathlon).
Una sinistra radical chic, con l'orecchino e la erre moscia, che è liberale e riformatrice nelle pie intenzioni, ma nei fatti ostaggi di massimalismi e vecchie logiche vetero sindacali.
Nel contrasto tra un conservatore ed un innovatore, è risaputo, vince sempre quest'ultimo. Se vince il primo, infatti, l'unica cosa che può accadere è che tutto resti così com'è.
Ma lo status quo non è più sostenibile.
Magari Marchionne e le sue proposte possono essere delle risposte sbagliate e tagliate con l'accetta, ma, invece, di accusarlo di voler sfasciare il lavoro e le sue tutele, perchè nessuno a sinistra punta il dito contro quel sindacalismo deteriore e clientelare che ha usato le leggi ed i tribunali per tutelare tutti quei casi di fannulloni, ladri, finti malati, baby pensionati e compagnia cantante ?
Perchè, cari amici della sinistra, non dite che le troppe tutele concesse ad alcuni lavoratori sono oggi la causa  delle proposte di Marchionne ?
Solidarizzate con l'operaio della FIAT, vessato dal Padrone. Ma vi siete mai resi conto che, quando acquistate  merce made in China o in Vietnam o di contrabbando, quelle stesse merci sono state prodotte in fabbriche dove davvero non esistono tutele e garanzie e che queste fabbriche sono le principali cause di sleale concorrenza a quello stesso operaio ?
Vi scandalizzate delle parole di Berlusconi a favore del piano Marchionne, ma non dite niente degli appoggi pubblici di Fassino, probabile candidato sindaco di quella Torino dove la FIAT è nata ?
Il marchionismo, cari amici della sinistra, propone una sua idea di innovazione, mentre voi rispondente balbettando e cincischiando, cercando di dare una botta al cerchio della Camusso e di Landini ed una botta alla botte di Marchionne.
Questa vicenda è il vero segno dei tempi moderni, ed ha ragione Chiamparino (Democratico sindaco di Torino) quando dice che il vero ricatto all'operaio lo fa il mondo globalizzato.
Infine non poteva mancare il rozzo tentativo che il Vendola dalla melliflua lingua cerca di portare avanti cercando la saldatura tra la "protesta" studentesca e la "protesta" della FIOM tramite il trinomio Berlusconi, Gelmini e Marchionne.
Tipica operazione di potere, in vista delle primarie del centrosinistra.
Diciamolo francamente, la figura dell'operaio, ovviamente sfruttato, oppresso dal Padrone, ovviamente avaro, ricco ed arrogante, suscita delle emozioni e delle nostalgie mai sopite e malcelate nella sinistra italiana, tutta cachemire, champagne, Saint Moritz (e scarpe di decathlon).
E se  i primi a sputtanarvi potrebbero essere proprio gli stessi operai ?!?!?