sabato 22 gennaio 2011

Davvero è produttivo riunire le due metà ?

Tutti oramai sostengono che l'Italia sia un paese profondamente diviso, quasi che la classica contrapposizione tra Guelfi e Ghibellini sia solo una scaramuccia puerile e di poco conto.
E se l'Italia piange, neanche gli italiani possono ridere.
Sono talmente tante le linee di frattura nel territorio, nella cultura, nella lingua, nell'ethos pubblico e/o privato e nelle possibilità di accesso che a stento si può ritrovare un criterio per una reductio ad unum quanto mai auspicabile e quanto mai attesa.
Il celebre broccardo latino Ex pluribus, unum si è trasformato in ex uno, plura ed ognuno di noi porta benzina e fuoco nel grande sabba della autocombustione della patria.
Siamo perfettamente coscienti del pericolo di sembrare dei nostalgici e sentimentali patriottardi che vivono in un iperurano risorgimentale con la foto di Cavour e Mazzini sul comodino, ma, purtroppo, crediamo solo di essere realisti, per quanto cinici.
Nell'anniversario del 150 anno dell'unità d'Italia, oltre all'Italia rischia di essere assente anche il concetto di unità.
Si invoca lo Stato per tutto, salvo poi avvertirlo come ostile e nemico.
Ci si rifugia nel comune localismo dei benefici pretendendo di non pagarne gli oneri.
Si invoca l'esempio degli altri, salvo poi rifiutarlo di applicare a noi stessi.
A citare una battuta comica, si potrebbe scrivere che sono tutti froci con il culo degli altri.
L'incontro con l'altro da sè che dovrebbe portare alla autocoscienza ed al dialogo è divenuto lo scontro ed il dialogo si è trasformato in insulto.
Dal punto di vista culturale, lo spazio pubblico non è che sia scomparso. Nessuno lo frequenta più, preferendo la narrazione di un disagio intimistico generalizzato ed autoconsolatorio piuttosto che la vertigine e la paura di una grande immaginazione alternativa e radicalmente diversa.
La mente creativa e sinergicamente in rete dell'Italia ha smesso di pensare al futuro, ha smesso di raccontare il presente e si accontenta di cannibalizzare sè stessa in un loop lamentativo senza fine, come un enorme tumore.
Tutti aspettano il big bang.
Nessuno cerca di farlo o quanto meno di affrettarlo.
Allora viene da chiedersi: "Davvero è produttivo riunire le due metà ?"

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