venerdì 1 ottobre 2010

Considerazioni (in)attuali in materia di blog in risposta ad un onorevole ascolano

Concedo che il titolo di questo post è fuorviante perchè potrebbe lasciare intendere un intervento astioso nei confronti di un ascolano, come me, mio avversario politico, in quanto esponente del PdL, ed ex alleato.
Ho sempre riconosciuto all'onorevole Ciccanti (UdC) una ferrea volonta nell'applicarsi alla politica anche se quasi mai ne ho condiviso i fini o i mezzi, ma, se fosse vera questa notizia, non posso esimermi da qualche considerazione, soprattutto da blogger, con una esperienza di oltre un decennio, e come uno dei fondatori di Tocqueville.
Lo faccio senza vis polemica, ma solo per cercare di far(gli) capire cosa sia, almeno secondo me, la peculiarità dell'essere un blogger.
Se oggi possiamo parlare di generazione Blog e/o di rivoluzione Blog, significa che questo medium comunicativo è stato ed è un punto di svolta epocale della nostra evoluzione sociale e tecnologica. I blog sono stati e sono il principale motore di quel WEB 2.0 di cui tutti parlano e su cui tutti hanno una teoria.
Senza i blog, oggi non avremmo nè Facebook e nemmeno Twitter, solo per fare i nomi dei social network più famosi.
Ho scritto in altre parti che la bogosfera è un immenso cervello collettivo, il quale non annacqua e non massifica le individualità, e che ogni post è una sinapsi di questa collettiva-mente.
Si apre un blog perchè si ha qualcosa da dire o perchè si vuole dire la propria opinione e non perchè si scrive o si vuole scrivere su un giornale. Certamente molti giornalisti hanno un blog, ma non tutti i blogger sono giornalisti.
I blog hanno permesso e permettono di farci ascoltare la voce di rivoluzionari o di dissidenti, ma anche di sapere cosa pensa la nostra vicina di casa.
E' questa sua flessibilità a rendere questo mezzo talmente affascinante ed usato.
Proprio perchè bloggare non è una attività riconducibile al "tradizionale" mestiere dell'operatore dell'informazione è sbagliato voler imporre le regole del codice penale, in materia di rettifica e di salvaguardia della privacy.
Invece con il voler imporre bavagli, sanzioni o una disciplina particolare ai blogger, che comunque sono sempre soggetti alla legge penale in materia di diffamazione o calunnia, a mio modesto avviso, è un modo sbagliato di affrontare il problema dell'informazione.
Perchè non prova, l'onorevole Ciccanti, a rovesciare i termini del discorso e proporre una legge che liberalizzi il mondo dell'informazione abolendo, in nome di una antica battaglia liberale, l'ordine dei giornalisti ?
Perchè piuttosto che voler rendere i blogger analoghi ai tradizionali operatori dell'informazione, non rende i tradizionali operatori dell'informazione analoghi ai blogger ?
Non sarebbe una cattiva idea.

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