lunedì 13 dicembre 2010

Troppo tardi, troppi tordi

Non mi sono mai appassionato alle classificazioni ornitologiche, anzi, da politicamente scorretto, spesso uso il termine uccello allusivamente per indicare il membro maschile, ma spero che chi mi legge voglia usarmi un po' di comprensione e di tolleranza nei riguardi del titolo di questo post.
Oramai è tardi e domani, comunque andranno le cose, si andrà a votare forse già a marzo prossimo.
Possiamo solo dire che le colombe si sono alzate in volo troppo tardi ed i falchi hanno volato troppo a lungo.
Spiace che il centrodestra, questo centrodestra che pensavo fosse stato costruito faticosamente con la nascita del Popolo della Libertà si sia, quasi irrimediabilmente, sciolto per ragioni interne.
Forse dirò una cosa insensata e che può suonare quasi eresia, ma più che una lotta tra Berlusconi e Fini, a me è sembrata più una lotta tra fazioni in lotta che hanno saputo ingabbiare i leader, rendendoli sordi alle ragioni della diplomazia e della ragionevolezza.
Ma oramai è tardi ed è bene che ci sia il redde rationem.
Da parte mia non posso che schierarmi ancora con il Popolo della Libertà.
Ho speso gli ultimi decenni della mia avventura politica predicando, qualche volta da solo, sulla grande opportunità che un partito unitario del centrodestra poteva rappresentare ed oggi, di fronte al suo sgretolamento parlamentare, mi sento ancora più convinto delle ragioni della unità e di quello spirito del 1994 che è stato fonte di grandi speranze e di grandi aspettative.
Qualcuno potrà ritenermi un illuso, un servo di Berlusconi, un minorato mentale ed un ascaro che ha portato il cervello all'ammasso.
A priori non lo escludo, ma sono talmente innamorato della utopia del partito liberale di massa che mi sento di combattere tutte le storture che, indubitabilmente, ci sono all'interno del PdL continuando a starci insieme piuttosto che contro.
Oggi sono più che mai convinto che sia possibile contribuire alla creazione di una nuova classe dirigente dentro il PdL avendo conosciuto l'entusiasmo, la ragione e la passione di tanti ragazzi e ragazze che volontariamente si sono avvicinate al berlusconismo e che, in tutta onestà, non me la sento di lasciare in balia dello sterile muscolarisimo alla Santanchè.
Per me il nocciolo duro del berlusconismo sono le genialità economiche di Tremonti, la visione strategica di Brunetta, la lucidità intellettuale di Quagliariello, la logica serrata di Pera, la rigorosa abnegazione di Sacconi, la passione focosa di Miccichè, il radicamento identitario di Alemanno e la cristallina trasparenza del liberalismo di Martino.
In nome di queste idealità ho deciso di restare dove sono, anche se col cuore a pezzi.
Da domani ci sarà un bisogno mostruoso di pontieri, non più di falchi e colombe.
Oggi purtroppo è troppo tardi a causa dei troppi tordi.

Nessun commento: